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Spostatevi, adesso tocca a noi
(NB: questa e’ una versione antecedente e leggermente diversa dell’articolo pubblicato in inglese su opendemocracy 1 Giugno 2012)
Recentemente l’Italia è stata colpita da due diversi tipi di terremoti: uno di natura geologica, l’altro invece di natura puramente politica. Per entrambi i terremoti, per puro caso, l’ epicentro è stato in Emilia Romagna, il primo vicino alla città di Modena, il secondo a Parma. Il sisma geologico, imprevisto e imprevedibile, ha purtroppo lasciato dietro di se una scia di morte, detriti e tristezza. Il terremoto politico di Parma invece, pieno di promesse e possibilità, era atteso da oltre cinque anni, dal vaffanculo day dell’8 settembre 2007. Un vaffanculo gridato a squarcia gola da quasi due milioni d’italiani.
Nel 2007, all’indomani del V-Day, Beppe Grillo e i suoi Grillini furono accusati di minare le fondamenta del sistema politico rappresentativo italiano, la divisione tra governo e governati, al fine di promuovere una forma di democrazia diretta in cui in molti vedono l’anticamera della dittatura plebiscitaria, ovvero la fine stessa della democrazia.
Dalla maggior parte dei critici i Grillini furono accusati di mancanza di rispetto per le istituzioni che governano il paese e di essere i campioni di un sistema basato sulla demagogia e il populismo. Mauro Mazza, allora direttore della testata giornalistica di Rai 2, accusò addirittura il movimento di favorire il terrorismo: “Cosa accadrebbe – disse Mazza durante il TG – se un giorno all’improvviso un pazzo, uno squilibrato sentendo quelle accuse premesse il grilletto?”
Per spiegare il fenomeno del Grillismo, molti paragonarono il movimento del comico genovese al Qualunquismo di Guglielmo Giannini. Alle elezioni del 1946 Giannini e il suo Fronte dell’Uomo Qualunque, nel segno dell’antipolitica e con lo slogan non rompeteci le scatole conquistarono inaspettatamente 30 seggi in Parlamento. L’ascesa di Giannini e il successo dell’Uomo Qualunque, tuttavia, durò solo un ciclo elettorale. Nel 2007 molti critici anticiparono un futuro simile per Grillo e i suoi Grillini. Agli occhi dei critici, Grillo e il suo movimento (come l’exploit di Giannini nel 1946), sono un esempio insignificante di antipolitica, di una protesta di stampo populista ma non veramente propositiva. Sono “mediocri e volgari” li definì Eugenio Scalfari su Repubblica.
Nelle ultime settimane, prima e dopo i risultati delle recenti elezioni comunali (6-7 Maggio), la stessa ondata di critiche si è abbattuta sul Movimento 5 Stelle (il movimento politico sostenuto da Grillo e i suoi Grillini), reo, prima, di volare nei sondaggi, e poi di aver catturato i voti di una buona percentuale dei nove milioni di italiani che sono andati alle urne. In alcuni casi, i candidati 5 Stelle hanno raggiunto picchi del 14 e 20 percento e al ballottaggio del 20-21 Maggio hanno conquistato Parma, Comacchio e Mira.
Il risultato del Movimento 5 Stelle deve certamente far riflettere e non soltanto i giornalisti e gli accademici, o i vari commentatori che si affollano nei salotti televisivi. Ma il risultato di domenica deve soprattutto fare riflettere gli elettori e i politici italiani.
È innegabile che, sull’onda dei recenti scandali sui rimborsi elettorali, che hanno colpito in modo trasversale partiti di destra e sinistra, la tentazione di interpretare il risultato delle amministrative come un voto di protesta sia molto forte. È altrettanto difficile negare che il personaggio Grillo, nel bene e nel male, sembra non conoscere mezze misure. Nonostante tutto però, quando si guarda al Movimento 5 Stelle e a coloro che lo hanno sostenuto, con o senza risultato elettorale, un fatto sembra abbastanza chiaro: questo movimento e i suoi attivisti non sono l’emanazione invertebrata del Grillo pensiero o l’estemporaneo risultato della protesta politica; non sono gli epigoni di Giannini e del suo qualunquismo; non sono antipolitici, ma sono qualcos’altro. Dietro al movimento c’e’ un nocciolo duro di sostenitori e attivisti che lavora a questo progetto da più di cinque anni. Il pensiero e l’azione del Movimento 5 Stelle è il frutto di un percorso lungo iniziato fra le pagine del Blog di Grillo ma che si è evoluto in impegno politico attivo e maturo. Il movimento non è l’antitesi della politica, ma è infatti la dimostrazione che il senso del bene comune e l’attivismo politico in Italia è vivo e vegeto e radicato in tutto il territorio nazionale.
Il voto di coloro che hanno sostenuto i candidati del Movimento 5 Stelle sono l’espressione del diritto sacrosanto e democratico di ogni cittadino di mettere in discussione il sistema di potere vigente che gestisce la cosa pubblica. È questa l’antipolitica? Voler migliorare il paese, mettere in discussione coloro che piuttosto che rappresentare gli interessi dei loro elettori, rappresentano semplicemente i propri interessi e quelli dei loro amici difesi strenuamente con leggi ad personam o mazzette sotto forma di rimborsi spese. Significa essere antipolitici, interessarsi alle sorti del paese e alle scelte politiche prese nel nome degli italiani? È essere antipolitici rimanere vigili e pronti all’azione se diventa chiaro che coloro che ci rappresentano non agiscono più negli interessi del paese?
Il Movimento 5 Stelle non è andato alle barricate, non ha lanciato molotov e non ha sparato a nessuno. I suoi candidati si sono presentati alle elezioni con liste regolarmente firmate da cittadini esistenti e utilizzando spesso mezzi alternativi come internet o semplicemente andando a bussare porta a porta per farsi conoscere, discutere le proprie idee e raccogliere consensi o input costruttivi. È un esempio importante di risveglio della società civile italiana, per troppo tempo disinteressata o impotente di fronte al lento ma inesorabile declino sociale e politico del paese. Un risveglio che è incominciato cinque anni fa nelle piazze di oltre 200 città italiane ed estere.
Lo storico e filosofo Americano Thomas Kuhn direbbe che stiamo assistendo a un cambiamento fondamentale del paradigma politico italiano. Il dopo guerra è stato vissuto tra comunismo e democrazia cristiana, gli anni del penta-partito sono stati demoliti da tangentopoli, l’era del Berlusconismo ha visto la sinistra post-comunista bruciare le occasioni che ha avuto per mancanza di coraggio e rinnovamento, mentre il Cavaliere e le sue televisioni la facevano da padrone, e oggi sembra essere il momento della generazione-internet. Di una generazione d’italiani che è finalmente pronta ad impegnarsi in prima persona. Coloro che durante il V-Day nel 2007 hanno firmato la petizione e le migliaia di cittadini che hanno votato i candidati del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni comunali rappresentano una società civile nuova che non ha paura di porre domande e pretendere risposte; che ritiene che fare politica non vuol dire semplicemente delegare e dimenticare, ma al contrario, come la filosofa tedesca Hannah Arendt ci ha insegnato, essere politici significa combattere attivamente e pubblicamente contro le prevaricazioni del potere. Il potere dei nostri rappresentanti, sosteneva Arendt, è solo contingente. Quel potere è dato in prestito, non è eterno. Il potere vero e proprio in un sistema democratico è nelle mani degli elettori e dei cittadini, che, soltanto uniti, possono prendersi cura del bene comune, lavorando insieme alla costruzione di una società migliore.
Il Movimento 5 Stelle ha avviato un processo di cambiamento strutturale e culturale del sistema politico italiano, un cambiamento che e’ cruciale per risollevare l’Italia e farla uscire dalla crisi economica e sociale in cui è precipitata negli ultimi quindici anni grazie ad una classe politica che, salvo alcune rare eccezioni, dati di fatto alla mano si è dimostrata troppo mediocre, spesso volgare e decisamente politicamente incapace.
In una vera democrazia i cittadini hanno sempre il diritto (e spesso il dovere) di dire vaffanculo a chi ha tradito il mandato elettorale, in piazza prima, come hanno fatto quelli che hanno partecipato al V-Day nel 2007, e poi alle urne, quando l’occasione si presenta, come alle ultime elezioni locali. Non è un vaffanculo effimero e di protesta, ma è un vaffanculo espressamente politico, d’impegno e di promessa. Significa, semplicemente: spostatevi, adesso tocca a noi.
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